07 Giugno 2024

Arriva il medico di base per i senza fissa dimora

Mercoledìil voto in Aula alla Camera. Testo base approvato all'unanimità in Commissione. Il relatore Furfaro (Pd): "Prima proposta dell'opposizione approvata con un finanziamento". Focus sui risparmi di spesa

Di Barbara Laurenzi
Foto di Wolfgang van de Rydt
Foto di Wolfgang van de Rydt

Anche le persone senza una fissa dimora potranno presto accedere al medico di base, basterà richiedere l’iscrizione alle Asl della Regione in cui si trovano. Lo prevede la proposta di legge 'Disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora', il cui testo base, dopo un anno di lavoro, è stato licenziato all’unanimità in commissione Affari sociali della Camera lo scorso 29 maggio. La pdl recepisce i provvedimenti presentati dal dem Marco Furfaro, che tra l’altro è il relatore, e della pentastellata Gilda Sportiello.  Il voto sugli emendamenti è previsto a partire da mercoledì 12 giugno ma a questo punto dell’iter, si prevedono poche proposte di modifica, come spiega a Nursind Sanità proprio Furfaro che ne ipotizza "qualcuna da parte dei Cinque stelle, che chiederanno di aumentare le risorse".

La proposta di legge, infatti, prevede un fondo di "2 milioni in 2 anni, quindi uno nel 2025 e uno ulteriore nel 2026, per avviare una prima fase di sperimentazione". Un nodo, quello delle risorse, sul quale è stato alla fine raggiunto un accordo bipartisan. Ma si partiva da posizioni distanti. La maggioranza avanzava perplessità sulla sostenibilità economica e anche sulla difficoltà di censire la platea effettiva dei beneficiari - secondo l’ultima rilevazione Istat, quasi 100mila persone, alle quali se ne aggiungerebbero almeno altre 60mila, secondo le stime delle associazioni che si occupano di assistenza ai fragili – mentre l’opposizione proponeva, almeno nel testo iniziale, "di assegnare a tutti i senza dimora un medico di famiglia per un costo che si sarebbe aggirato intorno ai 4 milioni di euro", come sottolinea il deputato Pd. "Alla fine - aggiunge - il compromesso con il governo e la maggioranza è stato quello di stanziare complessivamente questi 2 milioni di euro per avviare una sperimentazione biennale solo per quanto riguarda le 14 città metropolitane", ossia Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. "Certo, non copriremo tutti, ma raggiungeremo la gran parte delle persone senza dimora che attualmente sono prive dell’assistenza sanitaria territoriale".

Oltre il 60% di chi non ha una residenza, infatti, si concentra nelle grandi metropoli. Di queste, il 50% vive in sei comuni: a Roma si conta il 23% delle iscrizioni anagrafiche, a Milano il 9%, a Napoli il 7%. Poco più distanti arrivano Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%). La platea dei senza fissa dimora non riguarda solamente chi vive in strada, ma anche tutte quelle persone che, in un periodo di fragilità, magari dopo un divorzio o la perdita del posto di lavoro, abbiano trovato ospitalità presso amici in alloggi di edilizia residenziale o in case occupate. Pure in questi casi, infatti, si perde la residenza.
“Si tratta sicuramente di un primo grande passo a cui speriamo possa seguire l’estensione della sperimentazione su tutto il territorio nazionale", auspica il relatore, ricordando che "cinque Regioni - Emilia Romagna e Puglia, ma anche le tre governate dal centrodestra Liguria, Abruzzo e Marche - hanno già approvato all’unanimità una legge regionale che garantisce il medico di base alle persone prive di residenza". Un elenco cui va aggiunto poi il Piemonte che, con una delibera della giunta del 7 ottobre 2022, ha istituito la figura del 'tutor socio-sanitario' con il compito di accompagnare le persone senza dimora nella presa in carico socio-sanitaria. Un quadro che fa insistere Furfaro sulla necessità, "proprio per evitare ulteriori frammentazioni" di "una norma a livello nazionale". Dal deputato democratico  arriva, inoltre, il riconoscimento del lavoro, "fondamentale per questa proposta di legge", svolto "dall’associazione 'Avvocato di strada' e dal presidente Antonio Mumolo, il primo ad aver posto la problematica e a farla approvare proprio in Emilia-Romagna".

 

Proprio le associazioni che si occupano dei più fragili, così come i medici, hanno già accolto con favore la novità, da Caritas e Comunità di Sant’Egidio alla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) che, per voce del presidente Filippo Anelli, ha parlato di "provvedimento di civiltà". Senza tacere gli importanti risvolti sul fronte della spesa sanitaria. Ogni singolo accesso al pronto soccorso, infatti, è stimato mediamente 250 euro, con punte di 400 euro e con un minimo di 150 euro, a fronte di un costo per medico di base pari a circa 70 euro annui per ogni utente. In media, le persone senza dimora arrivano ad accedere al pronto soccorso anche 10 volte all’anno con una spesa che può quindi essere stimata tra i 2.500 e i 4.000 euro circa a persona. Inoltre, a causa della mancanza di assistenza primaria, le degenze delle persone senza dimora sono più lunghe rispetto alla generalità dei pazienti, con un costo medio per giornata a livello nazionale pari a circa 674 euro.

"Questa proposta di legge consentirà di risparmiare anche grazie alla prevenzione. Attraverso il medico di base, si riesce a coprire l’80% delle esigenze sanitarie di queste persone e i costi complessivi sarebbero ridotti”, rimarca Furfaro che conclude con una previsione sui tempi: "Probabilmente si arriverà al voto già mercoledì 12 giugno, c’è stata una buona collaborazione sia da parte della maggioranza che dall’opposizione, con un voto all’unanimità anche per il mandato al relatore. Se sarà approvata, sarà la prima proposta che prevede un finanziamento che l’opposizione si porta a casa".
Ma non è solo una questione di risparmi o di salute, che già basterebbe. Secondo il deputato c’è un ulteriore elemento di riflessione. "Grazie all’assistenza sanitaria, lo Stato si prefigge di emancipare queste persone dalla strada. Un medico di base ti segue e ti può indirizzare verso strutture di assistenza e psicologi di base, aiutandoti così a uscire anche dalla condizione di fragilità. Il Parlamento, questa volta, dà un buon segnale".

 

 

La proposta di legge

 

 

 

 

 

 

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