Liste d'attesa: via libera anche dalla Camera. Il provvedimento è legge
Schillaci rigetta le polemiche: "Diamo risposte concrete ai cittadini ". Opposizioni sul piede di guerra. Schlein (Pd): "La soluzione non è strizzare medici e infermieri come spugne". Quartini (M5s): "Vogliono trasformare la tessera sanitaria in carta di credito". Fnopi arriva tardi
Di Pa.Al.
Era atteso, anzi scontato, ed è arrivato il via libera definitivo dell'Aula della Camera al decreto sulle liste di attesa in sanità, che aveva già ricevuto il disco verde dal Senato. Il provvedimento è rimasto indigesto alle opposizioni che hanno continuato a definirlo scatola vuota, decreto “fuffa” - copyright Pd -, o provvedimento elettorale. A difenderne i contenuti, invece, oggi è intervenuto il ministro della Salute Orazio Schillaci che, rigettando tutte le polemiche che hanno accompagnato il breve iter parlamentare del testo, ha parlato di "risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al servizio sanitario nazionale". Secondo Schillaci, infatti, "dopo anni di inerzia, questo governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d’attesa". A detta del ministro, "non ci sono regali ai privati, al contrario il privato accreditato dovrà fare pienamente la propria parte mettendo a disposizione tutta l'offerta di prestazioni nel Cup unico regionale" Non solo, ma "sosteniamo le Regioni del Sud con interventi di adeguamento tecnologico e formazione di personale per potenziare l'assistenza sociosanitaria. Da questo momento non ci sono più alibi: abbiamo definito chiaramente regole e responsabilità".
I partiti di maggioranza, naturalmente, hanno fatto quadrato. Il presidente della commissione Affari sociali della Camera, l’azzurro Ugo Cappellacci, per esempio, ha esultato: “Dopo gli anni dei tagli e delle chiusure la Sanità torna ad essere una priorità, siamo molto soddisfatti”. Mentre il deputato FdI, Francesco Ciancitto, ha punzecchiato: "A differenza dei precedenti governi guidati dal Partito democratico, che hanno trascurato le esigenze dei cittadini e non hanno fatto nulla per migliorare i tempi di attesa nella sanità, il governo Meloni sta dimostrando con i fatti il proprio impegno verso una sanità più efficiente e accessibile. Questo decreto rappresenta un progresso fondamentale per il sistema sanitario italiano, un settore su cui Fratelli d’Italia è fortemente impegnato". Attacchi rispediti al mittente dalla segretaria dem, Elly Schlein, che in Aula ha tuonato: "Basta con il solito giochino che è colpa di chi c'era prima". Per poi contrattaccare: "La soluzione non può essere strizzare medici e infermieri come spugne, ma assumere più lavoratori per il Ssn con stipendi più alti. Altrimenti sarà impossibile fermare questa grande fuga dal Servizio sanitario nazionale".
È rimasto sul piede di guerra anche il Movimento cinque stelle che, per bocca del capogruppo stellato in commissione Affari Sociali, Andrea Quartini, annunciando nell’emiciclo il voto contrario del suo gruppo, ha sottolineato: "Il decreto del governo sulle liste d’attesa nasce vecchio, perché ricalca quanto già previsto dalla ministra Grillo nel Conte 1, che però a differenza di questo provvedimento aveva messo le risorse. Ed è pessimo, perché spinge ulteriormente verso la privatizzazione della sanità". Lo scivolamento verso il privato è uno degli aspetti che preoccupano di più i Cinque stelle: “Evidentemente, l’obiettivo è uno solo: trasformare la tessera sanitaria in carta di credito, far indebitare i cittadini per curarsi o peggio farli smettere di curarsi. Fortunatamente – ha concluso Quartini -, i cittadini la pensano come noi e non daremo tregua alla deriva privatistica della sanità".
Oggi, tra l’altro, seppure in ritardo, almeno rispetto al malcontento generalizzato degli infermieri, risuonato pure nell’Aula di Montecitorio ieri dopo che il Nursind ha proclamato lo stato d'agitazione, ha detto la sua anche la Fnopi. Una presa di posizione timida quella della Federazione degli Ordini degli infermieri, apparsa per lo più defilata rispetto alla battaglia condotta da molti dei suoi iscritti. La Fnopi esprime "disappunto per la mancata approvazione in Parlamento di un emendamento, presentato da diverse forze politiche, che mirava a salvaguardare il beneficio fiscale previsto dal dl liste d’attesa sulle prestazioni aggiuntive. In particolare, l'articolo 7 introduce un'imposta sostitutiva del 15% sulle prestazioni aggiuntive del personale sanitario i cui benefici vengono vanificati dalla contestuale perdita di altre agevolazioni già in vigore": sono queste le parole che ha affidato a una nota. Forse troppo tardi per essere incisive.
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