Assistente infermiere, partenza con vulnus
La figura non è ancora a regime, ma "nasce senza copertura assicurativa". Pd e Cinque stelle sollevano il caso. Gelli, estensore dell'omonima legge, conferma a Nursind Sanità: "L'operatore così è più esposto". Guidolin (M5s): "Per evitare confusione tra le categorie, meglio una norma ad hoc che tuteli il nuovo profilo"
Di Elisabetta Gramolini

Non ha fatto ancora il suo ingresso nelle strutture sanitarie, ma l’assistente infermiere fa già discutere. Con un accordo in Conferenza Stato-Regioni dell’ottobre scorso, la figura professionale, a metà strada fra l’operatore socio sanitario (Oss) e l’infermiere, è stata istituita anche con la finalità di tamponare le carenze croniche degli operatori. Il problema, sollevato dall’opposizione, è che il profilo non rientra nella classificazione sanitaria restando all’interno dell’area tecnica. Secondo la deputata del Pd, Ilenia Malavasi, che sulla questione ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute, Orazio Schillaci, "ciò crea un’ambiguità rispetto ai ruoli e alle competenze all’interno del comparto".
In particolare, la deputata segnala nel testo che "tale configurazione comporta: la mancanza di copertura assicurativa per colpa grave e responsabilità professionale, in violazione delle disposizioni previste dalla legge n. 24/2017 (la cosiddetta legge Gelli-Bianco, ndr), esponendo sia i professionisti che gli utenti a potenziali rischi".
IL NODO DELLA COPERTURA ASSICURATIVA
Sullo stesso punto ha battuto, nell’altro ramo del Parlamento, la senatrice del Movimento cinque stelle, Barbara Guidolin, presentando una interrogazione al titolare del dicastero di Lungotevere Ripa. "L’assistente infermiere – spiega a Nursind Sanità – non rientra tra le professioni sanitarie, nonostante il suo carattere di interesse sanitario e la natura di alcune competenze e conoscenze proprie della figura". Per questo, evidenzia la senatrice, "si pone una delicata questione inerente ai profili di responsabilità professionale e alla copertura dei relativi rischi professionali".
LA STIMA DEI LAVORATORI A RISCHIO
Non ancora in regime. Difficile quantificare i possibili rischi, dal momento che la figura non è ancora entrata a regime. "Non essendo ancora partiti i corsi per diventare assistente infermiere – prosegue Guidolin - è difficile fare una stima, ma se pensiamo che gli Oss in Italia sono 200mila ed essere Oss è un requisito per accedere ai corsi di assiste infermiere, diventa facile immaginare i numeri dei lavoratori a rischio". Il nodo sta nell’identità ibrida: "Nell’accordo Stato Regioni, l’assistente infermiere viene collocato nell’area socio-sanitaria, con ruolo socio-sanitario di interesse sanitario. Sempre nello stesso accordo, vengono date all’assistente infermiere delle competenze di tipo sanitario. Già questo - osserva la parlamentare pentastellata - è un primo problema. La legge Gelli regola la responsabilità sanitaria dei professionisti e non quella socio-sanitaria".
LA POSSIBILE SOLUZIONE
Quale potrebbe essere quindi la soluzione per colmare questo vuoto normativo? "Una soluzione – risponde Guidolin – potrebbe essere l’estensione della legge Gelli all’assistente infermiere, ma per me è la meno auspicabile perché si rischierebbe di fare confusione tra categorie, visto che la legge Gelli si rivolge alle professioni sanitarie e l’assistente infermiere ha un ruolo socio-sanitario di interesse sanitario. Probabilmente la creazione di una norma ad hoc che tuteli gli assistenti infermieri è la soluzione migliore".
IL VULNUS NORMATIVO
Per chi ha dato il nome alla legge 24 del 2017, Federico Gelli, oggi direttore generale di Sanità Welfare e Coesione sociale della Regione Toscana, il vulnus c’è. "È evidente – afferma a Nursind Sanità – che le figure che ruotano intorno al paziente e sono soggette a percorsi formativi disciplinati dai ministeri della Salute e dell’Università sono esercenti la professione sanitaria. Il riconoscimento dell’esercente – prosegue – non contemplava ovviamente la figura dell’assistente infermiere al momento dell’approvazione della legge, ma a mio avviso dovrebbe essere inserita fra queste figure. Deve essere compito del ministero della Salute stabilire le modalità di riconoscimento. Volutamente mettemmo una definizione generica perché il riconoscimento di figure del passato o con nuove mansioni vanno ad affacciarsi nel Servizio sanitario nazionale devono essere inserite nell’elenco".
Quali rischi corrono senza una copertura questi nuovi professionisti? "La responsabilità di queste figure – avverte Gelli – è quella che c’era prima dell’approvazione della legge del 2017. Vengono meno i meccanismi di tutela e difesa per la responsabilità sia civile sia penale. L’operatore è più esposto a eventuali azioni di procedimenti, al contrario dei colleghi che sono nella famiglia degli esercenti le professioni sanitarie. Ovviamente è il ministero – conclude – che deve valutare se ci sono le caratteristiche e i requisiti per inserire la nuova figura in elenco".
interrogazione assistente infermiere - Malavasi Pd
interrogazione assistente infermiere - Guidolin (M5s)
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