Liste d'attesa: dalla piattaforma di monitoraggio al Cup unico regionale, le misure del decreto
La bozza del provvedimento d'urgenza, all'esame del Cdm insieme al ddl sulle misure di garanzia per le prestazioni sanitarie, prevede inoltre un incremento di spesa per il personale, al vaglio del Mef
Di Pa.Al.
Sono sette articoli in tutto quelli che compongono il decreto liste d’attesa in questo momento al vaglio del Cdm. La bozza che Nursind Sanità ha potuto visionare prevede innanzitutto l’istituzione presso Agenas della "Piattaforma nazionale per le liste d'attesa di cui si avvale il ministero della Salute. L'obiettivo – prevede l’articolo uno - è disporre per la prima volta di monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie". Un nuovo sistema di monitoraggio che "serve a superare quello attuale che non consente di conoscere l’offerta di prestazioni rispetto alla domanda". Un'attività di monitoraggio in capo all'Agenzia che il nostro giornale aveva già anticipato. Comunque, come recita sempre l’articolo 1 , "sarà un decreto del ministro della Salute a definire le linee guida per realizzare l'interoperabilità tra le piattaforme".
Inoltre, se "Agenas riscontra inefficienze o anomalie nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione - si legge nella bozza -, può procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie. Lo scopo è quello di superare insieme eventuali difficoltà riscontrate". Ma non è il solo compito che spetterà ad Agenas. In capo all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, infatti, come recita l’articolo 7, ci sarà la progettazione e realizzazione di "una infrastruttura di intelligenza artificiale per la telemedicina che erogherà "servizi di supporto per la gestione delle liste di attesa" rivolti ai cittadini per l’accesso ai servizi sanitari; ai professionisti sanitari per la presa in carico della popolazione assistita; ai medici nella pratica clinica quotidiana con suggerimenti non vincolanti; alle strutture sanitarie per la gestione e organizzazione ottimale delle prenotazioni e delle agende in relazione ai fabbisogni.
In base al decreto, "per rafforzare le attività di monitoraggio e controllo del Sistema nazionale di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, istituito nel 2005, si istituisce l'Ispettorato generale di controllo sull'assistenza sanitaria che è alle dirette dipendenze del ministero della Salute” ed è chiamato a verificare "presso le aziende sanitarie e ospedaliere, il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste" (articolo 2). Per la prima volta, poi, "sussiste l'obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato", si legge all’articolo 3. "A oggi nei Cup regionali il privato convenzionato o non è presente o lo è soltanto in minima parte. Per questo – riporta l’articolato - si prevede espressamente la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici". Se le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Il Cup inoltre "deve attivare un sistema di recall al cittadino per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate (fenomeno che allunga le liste d’attesa e ingolfa le agende). Parliamo di un 20% di casi”.
Naturalmente è ribadito il "divieto per le aziende sanitare e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione (agende)".
Visite ed esami diagnostici, secondo quanto prevede la bozza, saranno estesi nel weekend. L’articolo 4 punta proprio al "potenziamento dell’offerta assistenziale", prevendendo appunto visite ed esami "anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale – si legge nel testo - finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria". A tale scopo, sarà il direttore generale a verificare "il rispetto di questa disposizione e in caso di violazione può assumere misure fino alla sospensione del diritto all’attività libero professionale".
Il decreto all’esame del Cdm prevede anche misure sul piano assunzionale. Nel dettaglio l’articolo 5 del testo è dedicato proprio al tetto di spesa per le assunzioni. Anche se la norma risulta ancora al vaglio del Mef, "si incrementa la spesa per il personale di un importo complessivo pari al 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente”.
In sostanza, "rispetto a oggi il tetto di spesa è meno stringente per il 2024. Dal 2025 viene abolito e sostituito da un altro meccanismo che non è di tipo vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sulla base di un fabbisogno standard di personale sanitario".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram